domenica 1 settembre 2013

Segnali dal profondo




In fondo, ognuno è sempre e solo se stesso, anche se cerca di non vederlo. Siamo solo noi sempre solo noi, i nostri unici e immancabili compagni di viaggio. Possiamo far finta di non esserlo, possiamo fare finta di non essere nessuno o meglio ancora di non essere ciò che da dentro ci pulsa. Possiamo rinnegare la nostra essenza, possiamo vivere all’eccesso o comunque lontano dalla nostra armonica fondamentale ma in fondo qualcosa dentro di noi ci pulsa come una quasar e ci manda segnali, come dallo spazio profondo per comunicare con noi, per comunicare a noi stessi la verità per renderci finalmente liberi da tutto ciò che imprigiona il nostro animo, da tutto ciò che ci fa soffrire, da tutto quello che ci imprigiona la mente e ci tarpa le ali per volare verso la pace.

Più ci aggrappiamo alla vita per cogliere attimi di felicità e di gioia e più queste ci passano attraverso. Come mani usate per raccogliere l’acqua, rivoli di felicità e soprattutto di serenità attraversano le nostre dita incapaci di trattenerla. Con la sete che incalza dentro di noi, tuffiamo di nuovo le nostre mani nella vita per carpire almeno adesso un piccolo spicchio di pace ma ancora una volta tutto ci scivola via,  nulla riusciamo a trattenere veramente a lungo. Lo sgomento, la paura di non essere mai felici si diffonde in noi come un edera avvolge un albero succhiandogli le forze. Cosi in una corsa senza tregua tra la nostra sete di felicità, tanto propinata dalla società, e la nostra incapacità di coglierla, di trattenerla ma soprattutto di saperla riconoscere, finiamo angosciati a terra stremati ancora di più dal continuo paragone con l’altro, che inevitabilmente ci perseguita.

Ma poi in alcuni momenti completamente estemporanei, in momenti in cui l’assoluto è per un attimo dentro di noi, in quei momenti riusciamo a cogliere la bellezza della vita, la bellezza della nostra essenza, incontriamo di nuovo noi stessi sul sentiero. In realtà siamo stati sempre l’uno accanto all’altro, l’uno vicino all’altro ma come fosse un fantasma, lo abbiamo ignorato. In quel momento allora le cose cambiano, l’armonica fondamentale vibra dentro di noi si innalza nell’etere e avvolge tutti noi. Ora siamo ciò che siamo, ora siamo adesso ciò che volgiamo essere. Unico essere in grado di assaporare in un attimo la nostra essenza, il nostro perché, la nostra causa ultima.
Ora nulla ci può distogliere dal viaggio, ora nessuno stereotipo di vita propinato da qualcun altro può davvero destabilizzarsi. Siamo come siamo, siamo l’unico essere che possiamo e che dobbiamo essere. Forse la frase cattolica di uno e trino ha come origine proprio questo concetto, racchiudere in se tutti gli aspetti

2 commenti:

  1. Bello, bello questo pezzo.
    L'ho letto fino in fondo e mi ci ritrovo: in fondo tutti noi abbiamo un piccolo 'mostro' che cerchiamo di nascondere e di soffocare, perché convinti che questo meriti. All'improvviso, poi, ci rendiamo conto che ogni parte di noi è indispensabile e che, in fondo, è grazie al nostro essere nel complesso che ci porta dove siamo.
    Non so se tu intendessi questo, scrivendo il post, ma è quello che ho subito pensato leggendolo.
    Comunque è interessante e per nulla scontato.
    Ciao :)

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  2. Ciao, Stella, mi fa piacere che ti piaccia quello che ho scritto. Si hai colto nel segno nella tua interpretazione. In fondo siamo un insieme di sfaccettature, tutte necessarie a comporre ciò che siamo.

    Ciao!!

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