domenica 23 luglio 2017

UN PASSO DOPO L'ALTRO



Un passo tira l’altro, un piede in fila dopo l’altro e a poco a poco si procede verso il nostro futuro. Evento dopo evento andiamo incontro al nostro destino. Ogni attimo per piccolo che sia lascia però un segno indelebile nel nostro animo, a volte in maniera evidente altre solo nel nostro inconscio. Ad ogni modo ogni attimo vissuto resterà impresso nel nostro io più profondo e non riusciremo mai a staccarci da esso, perché esso è entrato a far parte inevitabilmente di noi. Solo la mente, solo la parte razionale del nostro io, pensa superbamente di poter fare a ameno di alcuni eventi e di poter cancellarne altri a proprio piacimento. Ma questa resta un’ingenua ed effimera illusione.
Basta un odore, un suono o un flebile ombra estiva (anonima al resto del mondo ma non a noi)  su una parete  a far scoppiare in noi una bomba emozionale devastante. Come sotto l’effetto di un terremoto, le nostre impalcature di sicurezze crollano l’una dopo l’altra. Un onda di ricordi ci travolge e in un attimo si ritorna in dietro nel tempo, si torna all'instante cui quel suono, quel’odore o quell'ombra proiettata dal flebile sole di un pomeriggio estivo ci hanno colpito per la prima volta. Smarrimento e sgomento iniziali passano lentamente la staffetta ad un senso di dolce nostalgia e tepore casalingo che ci accolgono a braccia aperte.

L’ironia della vita è immensa e straordinaria, con un soffio di ali ci spinge verso luoghi ed eventi che noi ritenevamo lontani. In un attimo siamo di nuovo li (non per caso). Con la sua grande ironia e genialità la vita ci porta a riflettere da dove siamo partititi  e che cosa abbiamo dimenticato ( o cercato di dimenticare) di quei posti e di quegli eventi. Mentre dolcemente naufraghiamo in questo mare (di ricordi e sensazioni) in noi nasce una nuova consapevolezza che ci permette di fare finalmente pace con i nostri demoni, con il nostro io interiore con il nostro bambino interiore che avevamo dimenticato e che stavamo maltrattando. Un senso di pace e di serenità si va a poco a poco diffondendo in noi. Il nocciolo di rabbia, di delusione e disillusione si sciolgono come neve al sole, lasciando spazio nel nostro animo ad una nuova e vitale leggerezza che ci porta di nuovo a volare con la mente verso sconfinati spazi celati dalla grigia siepe che abbiamo a poco a poco costruito in noi. Eventi lontani sono in realtà cosi vicini tanto da sembrare a volte il medesimo dilazionato su un lungo periodo. Soltanto la nostra ottusa cecità da a volte la superba sicurezza di essere scappati dal nostro tortuoso passato. In realtà non si scappa mai dal nostro passato, lo si può soltanto far maturare e lentamente farlo passare con serenità. Questo la vita lo sa, lo sa bene e ogni tanto ci da l’opportunità di incontrare il nostro bambino interiore per fare finalmente pace e far finalmente svanire quei demoni e fantasmi che, anche se inconsciamente, ci hanno tormentato fino al quel momento.

Il sole risale di nuovo all'orizzonte e un fresco e nuovo giorno sta a poco a poco sbocciando carico di nuove emozioni da vivere pienamente. 

martedì 28 febbraio 2017

Solo un Battito d'Ali



Tutto è fugace e fragile, siamo solo spettri su questa terra, siamo solo lievi ombre proiettate dalla calda luce di una stella. Ma basta un alito di vento, basta una flebile nuvola pomeridiana che ci fa evaporare a poco a poco senza rendercene conto. Che senso ha questo divenire, che senso ha questo susseguirsi di anime su questa terra, se tutti siamo solo di passaggio? Cosa rimane di noi? Quale orma indelebile lasciamo? Perché tutto questo affanno? Sarebbe bello se un giorno in un luogo senza tempo ci si riunisse, ci si ritrovasse e finalmente potremmo percepire il calore reciproco. Un tempo e un luogo simile, darebbe speranza e sollievo ogni volta che una persona cara non c è più ma che ha lasciato in noi un ricordo, un affetto, un piccolo seme di umanità e di se stessa che matura a poco in noi.
 Forse nonostante tutto, è questo lo scopo di questa bislacca vita, lasciare un seme di noi dentro il cuore degli altri, non per egocentrismo ma solo perché siamo l’uno il pezzo mancante dell’altro, una catena infinita che si estende nel tempo e nello spazio per unire l’umanità tutta, dagli albori alla fine della civiltà. Siamo la manifestazione di un unico cuore pulsante.

Dovremmo non dimenticarlo mai. 

martedì 3 gennaio 2017

Connessioni

La testa diventa pesante, gli occhi cominciano a lacrimare, la mente si annebbia ma istintivamente continuiamo nel nostro operare. Sempre alla ricerca di qualche informazione aggiuntiva da immagazzinare, sempre alla ricerca di qualche aggiornamento sul mondo che ci “circonda”. Acquisiamo e trasmettiamo migliaia di byte a minuto cercando di restare sempre in contatto con il mondo, (con quel mondo), fatto di tanti zero e uno alternati secondo un ordine incomprensibile ai più.
La nostra fame di contattato e comunicazione, che ci deriva dall'essere degli animali sociali, ci porta a restare sempre in rete. Sempre con in tasca un aggeggio strano che riceve e trasmette la nostra presenza, le nostre attività , i nostri successi e insuccessi nella vita. Ogni sensazione ogni emozione e ogni evento viene trasmesso cosi velocemente sul web tanto da non viverlo pienamente fino in fondo neanche noi. Esiste ormai una realtà fittizia o come è più di moda ora “virtuale”, in ogni caso questa realtà dovrebbe essere solo un flebile riflesso della realtà umana, della realtà tangibile e verificabile ogni attimo con i nostri sensi. Se ci guardiamo attorno, mentre viaggiamo, mentre camminiamo, vedremo migliaia di gente che comunica, comunica non più con chi gli sta accanto ma con persone che stanno lontane, a volte si comunica solo con entità virtuali per postare qualche nostro evento importate.
Riconosco l’importanza di questa nuova tecnologia nel comunicare con gli altri, ma sembra che a poco a poco si stia preferendo la comunicazione tramite questo mondo virtuale a quella fatta in maniera diretta tra gli esseri umani. Si è in ansia se non abbiamo il cellulare dietro, si è in ansia se il cellulare non prende, si è in ansia se non abbiamo la connessione dati. Si è in ansia se non si riesce a connettersi con il “mondo”, dimenticandoci che il mondo (quello vero) è a portata di mano, proprio lì davanti a noi. Siamo più spinti a cercare nuovi contatti, nuovi amici nel web, piuttosto che comunicare con la persona che, come noi ogni giorno, sta seduta sul sedile di quel treno che ci sta portando al lavoro. Magari contrariamente a quanto riteniamo, potrebbe essere proprio la persona a canto a noi che può capirci di più e con il quale magari instaurare un legame umano. Per pigrizia, imbarazzo o forse solo per timidezza, si viaggerà per 20 anni sempre sullo stesso vagone con quella persona senza instaurare mai un dialogo. E’ più facile allacciare contatti via web tramite i social network,  descrivendo un nuovo Io, creando una maschera che a poco a poco ci sfugge dalle mani e si costruisce da sola su di noi.
La nostra vita cosi connessa al mondo, continua quasi indisturbata. E  mentre un fiume di byte fluttua tra tutti noi, Noi ci passiamo a canto con aria disincantata e distratta. Ci oltrepassiamo distrattamente senza guardarci in faccia, Ognuno di noi preso a controllare il proprio Avatar nel mondo Virtuale.
Sarebbe bello se all’improvviso questo mondo virtuale crollasse di colpo, sarebbe bello se come per incanto ci svegliassimo da questo incantesimo tecnologico  e tornassimo ad essere Esseri Umani. Ascoltare dopo tanto tempo quel silenzio assordante nella nostra testa, guardarci finalmente in faccia e scoprire lo sguardo dolce di un bambino, il bel sorriso della ragazza che ci cammina di fronte. Ascoltare le chiacchiere di vita vissuta delle persone anziane. ascoltare il pianto di un neonato e l’amorevole risposta della madre. Riassaporare l’odore dell’autunno fatto di foglie bagnate e ingiallite sull'erba di un parco. Sentire il lontano garrire delle rondini prima della loro partenza invernale e guardarle mentre a stormo prendono tutte insieme  il volo, cosi tante da creare una macchia scura nel cielo, cosi Ordinate nel muoversi all'unisono da lasciarci a bocca aperta. 

giovedì 3 novembre 2016




Quell'insaziabile sensazione di vuoto 


Appagamento infinito dei nostri sensi. Appagamento di illimitato vuoto. Appagamento di eterno appetito che ci porta a focalizzare anima e corpo verso il materiale, verso un cumulo di oggetti inanimati. Un bramosia eterna per quel che non abbiamo. Malsanamente atavica da celarci agli occhi e all’anima le bellezza del pezzetto di paradiso che abbiamo incessantemente sotto agli occhi.

...che poi in fondo ....quel pezzetto di paradiso è sempre dentro di noi. Perché siamo noi a brillare come stelle siamo noi che possiamo espanderci come super nove ogni volta che troviamo quella magica sintonia con la nostra essenza....

Ma spesso tutto ciò è offuscato dal futile, dall'inutile....dalla inutile ....propinato da una società che ti impone tempi, ritmi oggetti e tappe fondamentali per essere membro di essa.
Ma la nostra essenza, il nostro animo che fine fa in mezzo a questo turbinio di illusioni flebili e passeggere e mai appaganti?

Il malessere e l’inquietudine crescono in noi come un tumore ci divorano da dentro....ci aggrappiamo alla esterno di noi e agli altri per sentirci meglio. Pretendiamo a poco a poco sempre di più dagli altri finendo per incolpare gli altri per il nostro star male.... in un turbinio continuo di rabbia , disperazione e accidia moriamo dentro giorno dopo giorno..

martedì 23 agosto 2016

Utopici pensieri di vita quotidiana





In questo pazzo, pazzo mondo ci si trova improvvisamente drogati del consumo e accumulo convulsivo. Convulsiva corsa al consumare quel che non ci serve, convulsiva ricerca dell’appagamento in tutto quel che è materiale ed esterno a noi. Convulsivo accumulo di denaro per sentirsi sicuri, potenti, protetti nei confronti dell’ignoto futuro che ci attende. Quale altro essere accumula più di quello che gli serve per vivere, quale altro essere divora più del necessario al suo stato di benessere forzando la sua natura? In questa eterna corsa al consumo e all'accumulo di ricchezze, si perde di vista la nostra vera natura, le nostre reali propensioni, la nostra vera essenza. Quanto sarebbe meglio accumulare ricchezza per quel che veramente ci serve per vivere in pace e in serenità con noi stessi, lasciandoci cosi il tempo per essere finalmente buoni amici di noi stessi. Quanto meglio sarebbe se avessimo più tempo per noi, per i nostri sogni nel cassetto, per coltivare le nostre propensioni naturali senza relegarle in angoli sempre più piccoli della nostra vita privata?

lunedì 11 gennaio 2016




Sensazioni



...............poi tutto cambia, poi la tua mente e il tuo animo mutano, la nube che celava la luce propria del tuo animo si dirada. Una nuova consapevolezza cresce dentro di te, un nuovo stato di grazia e serenità si espande nel tuo animo come elio in un palloncino. Così il tuo animo torna, a sorridere e a librarsi lentamente in volo. Coccolato da un senso di pace, attendi il tuo futuro a braccia aperte qualunque esso sia, perché in fondo siamo solo pellegrini su un sentiero di cui non conosciamo la meta. Con serenità ritorni ad osservare il paesaggio che attraversi, piuttosto che fissare l’attenzione sulla meta.

martedì 3 novembre 2015

Scorci di incoerenza trafitti dal un raggio di sole



Alzarsi la mattina presto, scendere per la città e immergergli per le viuzze del centro, svegliati dalla pungente brezza mattutina. Percorrere delicatamente e silenziosamente vicolo dopo vicolo, attraversare piazza dopo piazza, immersi nel fresco sgorgare dell’acqua delle fontane romane. Notare come a poco a poco la città si sveglia e prende vita. Una persona, solo apparentemente anziana, si sveglia da sotto un portico di una chiesa e raccatta con cura e dedizione i suoi pochi averi.

Percorrere pochi passi ancora e imbattersi in un placido torrente di vesti nere, contornati da colletti bianchi, che come tanti soldatini si affrettano per arrivare verso una destinazione comune. Gli stessi che esaltano nei loro discorsi della domenica mattina la povertà di un giovane 33 enne vissuto 2015 anni prima. Gli stessi che oltrepasseranno, questa mattina e le altre che seguiranno, con lo sguardo, con il pensiero e con il cuore, il giovane anziano accolto dal freddo portico di travertino del sacro luogo.

Percorrere ancora qualche metro, svoltare a destra e imboccare una stradina lastricata dai famosi sanpietrini, ognuno diverso dell’altro, cosi caratteristici nel centro citta. Scorgere in lontananza, una donna con un cane fermi in attesa di qualcosa. Pochi instanti dopo notare il chinarsi della donna che raccoglie qualcosa e se lo porta gelosamente via. Notare, avvicinandosi, la rassegnazione della donna, immigrata da qualche altro continente, nel suo quotidiano compito mattutino assegnatole dal suo datore di lavoro. Chi sa se si aspettava di dover curarsi di un cane di un uomo occidentale che ama avere il cane ma non ama il cane e che delega la cura del fedele compagno a una persona che ne farebbe decisamente a meno, non essendo un bene di prima necessità.

Il vicolo inforcato si interseca con una strada principale riservata solo a chi è residente, tranne però alle macchine tinte di blu scuro. Quelle non hanno problemi, quelle possono andare e venire come vogliono, guidate da altezzosi autisti in black e riempite solo per un quarto. Come gli occupanti, anche le macchine hanno accesso a tutto, possono arrivare dove gli altri cittadini non possono e non devono arrivare. I passeggeri delle black –cars sono gli stessi che alle otto di sera scorgi sui tg nazionali e si riempiono la bocca di parole nobilissime come democrazia, legalità e uguaglianza. Gli stessi che ti riempiono le orecchie di parole dallo slang anglofono per dire poco più del nulla e carpire la tua attenzione su cose futili. Allo stesso modo di come, qualche secolo prima  qualcuno riempiva le menti, ingenue e pure, di cantilene in lingua arcaica.

Il semaforo ora è verde per i pedoni, almeno per ora le black-cars si devono fermare, si procede così verso l’ennesimo vicolo che costeggia l’edificio di una scuola. In lontananza, si sente la sottile voce di un bambino e di sua madre, che si avvicinano. Il bimbo saltella giocherellando, felicemente contento del suo primo giorno di scuola. Il suo pensiero si riflette completamente nelle parole che rivolge alla madre, le sue speranze per questo primo giorno sono grandi, i sui sogni sono cristallini e il suo futuro è tutto da costruire. La madre lo ascolta amorevolmente e sogna affettuosamente con lui di come sarà questo primo grande giorno della sua vita. 

Le nuvole si sono a poco a poco dissolte, il cielo è di nuovo terso, il sole, nonostante tutto, scalda ancora l’animo umano.